sabato 31 gennaio 2015

Chiaroscuro il primo ebook di Roberto De Ponti

Cara lettrice, caro lettore, non desidero farti perdere tempo a leggere lunghe biografie spesso prive di significato.
Queste Raccolte sono state scritte a partire dal 1975.

Ne troverai di semplici e di complesse, ma tutte racchiudono emozioni e sentimenti veri. Potranno piacerti oppure no, ma sono state scritte con il cuore. Anche se solamente una scalfirà la tua anima avrò raggiunto il mio obiettivo.



Desidero inoltre ringraziare Sofia Ghezzi per la splendida copertina e tutte le persone che mi hanno sostenuto in questi anni.

La stesura di questa prefazione può apparire, per chi mi conosce, stonata.

Io mi occupo infatti di salute e di ambiente, soprattutto nell’aspetto strettamente legato alla salute stessa.
Amo però molto leggere e amo anche la poesia, ma non essendone un cultore apprezzo solo in parte questa nobile arte. Sono le sensazioni suscitate dallo scritto che agiscono e il mio pensiero non è minimamente sfiorato dall’analisi “tecnica” dell’opera.

Più che stonata sarà perciò una prefazione da non addetto ai lavori.

Nella mia esistenza ho imparato, dal mondo reale non dalle teorie, che psiche e soma sono intimamente connesse, e solo in minima parte comprese.
L’alterazione dello stato di salute che chiamiamo malattia raramente si risolve in un unico aspetto, molto più spesso, e praticamente sempre nelle patologie croniche, è il risultato di un processo che comprende mondo organico e mondo psico-emozionale.
Gli antichi romani parlavano di colui che guarda all’interno e all’esterno, nel passato e nel futuro; era Giano, e un suo epiteto era  Divum Deus (Dio degli Dei).

Le emozioni, i sentimenti, i semplici pensieri sono il vero motore dell’essere umano, almeno secondo la mia esperienza.

La società che l’uomo ha costruito e costruisce ogni giorno tende però sempre in maniera più accentuata ad allontanare questo mondo immateriale, concentrandosi su quello materiale fino ad assumere l’aggettivo concreto quale virtuoso simbolo di efficacia ed efficienza.

Quale errore più marchiano si potrebbe fare?

In questa ottica tutto quello che parla a Giano immateriale  è visto effimero nel migliore dei casi e inutile nel peggiore. Meditazione, fantasia, lettura, ascolto dei suoni della natura o di una canzone sono perdite di tempo. Tempo che deve essere produttivo e solido, concreto appunto. Generare frutti visibili e palpabili.

Non parliamo quindi della poesia, arte che inutile lo è sempre stata, un’accozzaglia di parole e frasi che in più a scuola qualcuno ti obbligava e obbliga ad imparare a memoria.

In quell’accozzaglia di parole e frasi vi è però un sentimento, difficile da riprodurre, solo in parte percepibile, ma dalla potenza inaudita. Potenza non solo immateriale, ma come tutti noi sappiamo molto concreta.


Gli anni ci mettono di fronte a terribili esperienze, a stati d’animo sconquassanti e a delusioni cocenti. D’altro canto ci donano gioie irriproducibili e attimi di felicità che possono illuminare l’antro più oscuro.
L’uomo cerca da quando è su questo pianeta di condividere con la sua specie tali sensazioni, dalle pitture rupestri in poi siamo sommersi da una schiera di voci invisibili che ci parlano attraverso dipinti, scritti e musiche. Il loro coro è volto al nostro Giano immateriale e invita ad una sola cosa: renderci consapevoli della vita e della gioia (e sofferenza) di vivere.

Rinunciare od allontanare questa realtà è come vivere una vita a metà, e come sappiamo metà non è un intero e, tautologicamente, non è completezza.

Quindi il mio augurio è che queste poesie possano essere un aiuto, una fiammella di meditazione, di speranza per ognuno di noi. Perché qualcuno una volta disse: ”non di solo pane vivrà l’uomo”.

Paolo Alberto Marotta

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