domenica 16 agosto 2015

La tenenza di Casteldisasso


Il tenente Aldobrandi della caserma di Casteldisasso e i suoi amici con le loro avventure vi terranno compagnia in ogni momento







A uno dei due stranieri residenti nel comune di Casteldisasso rubano conigli d'angora. E’ il primo caso che Berto, da poco giunto al paese come comandante della Stazione Carabinieri, è chiamato a risolvere. Casteldisasso è un piccolo paese di campagna, idealmente situato al confine della Maremma, non troppo lontano dal monte Amiata né dal mare. Gli Appennini toscani sono geograficamente più lontani, ma molto presenti per ospitare veri o presunti campi di addestramento di terroristi “rossi o neri”. Durante una perlustrazione, i carabinieri scoprono un cadavere nel baule di un’auto. Un gruppo di ragazzi romani è sospettato di un traffico di droga che vede immischiato anche il defunto, morto per cause accidentali. Il fatto incuriosisce anche il farmacista, il medico e l’ufficiale postale, con i quali Berto fa il quarto nel ramino del giovedì. Berto mette in moto le celluline grigie e cerca qualche storia nascosta nella vita tranquilla del paese. Scopre che il morto è figlio di primo letto della moglie del farmacista, che a sua volta potrebbe non essere del tutto estraneo a questi intrecci tra mafia della droga e terrorismo.







Una storia d’amore emerge dal passato, una storia finita male, con la morte di una ragazza del luogo, ma c’è molto di più: una passione malata che il tenente Aldobrandi scopre suscitando un vespaio di rimorsi. Intanto la mafia della droga e il terrorismo allungano le loro mani sul paesello ma devono fare i conti con l’agguerrita banda di investigatori disposta ad affrontare qualunque rischio nel nome della giustizia.


Berto e Tito scoprono in un crepaccio una vecchia borsa contenente un carteggio che risale ai primi anni del dopoguerra. Un forestiero, un poeta, intrattiene un epistolario con una ragazza del luogo, una ragazza “bella e buona” vittima di un incesto. Mentre un sudamericano di mamma toscana compare in paese, mentre un brigadiere infiltrato tra i terroristi viene salvato in extremis, mentre la mafia uccide la moglie del farmacista, rea di uno sgarro, Berto continua a seguire le tracce di Bianca, la ragazza del poeta. Gli viene in aiuto Desi, una ragazzina del paese, appassionata lettrice di gialli e un po’ innamorata di lui, che tra molti teneri tentativi di seduzione accompagna quasi tutte le avventure del tenente Aldobrandi. Volontariamente sepolta nella memoria comune, la storia di Bianca ritorna viva, ma coperta da muri di omertà. Il paese si chiude alle ricerche di Berto che alla fine decide di riportare la borsa dove Bianca l’aveva nascosta. I carabinieri arrestano il sudamericano, scoperto colpevole dei due omicidi avvenuti in paese e personaggio di primo piano nel traffico di droga tra il Sud America e l’Europa.







Percorriamo a ritroso le avventure del tenente Berto Aldobrandi, comandante della stazione Carabinieri di Casteldisasso. Giunto al paese da un anno e lì prontamente dimenticato, Berto ha tutto il tempo e tutte le occasioni per tenere in esercizio la sua abilità di investigatore, con l’aiuto dell’inseparabile maresciallo Tito e della studentessa Desi , con l’intenzione di distrarvi e divertirvi ogni mese attraverso l’autunno e l’inverno.




Un’eredità dallo zio d’America scatena curiosità e invidie nel paesino di Casteldisasso. L’oggetto dell’attenzione è un vecchio ferroviere e suo figlio, il maestro elementare, da tutti ritenuto immeritevole di tanta fortuna. Anche il tenente Berto Aldobrandi gode di un fortunato incontro con Sarah, adepta di una setta buddhista che ha stabilito una colonia nella vicina campagna, ma le sue appassionate frequentazioni della bella indiana non lo distolgono dai doveri del suo grado. Intanto in un incidente d’auto muoiono il vecchio ferroviere e il figlio. Berto, con l’aiuto di un astrologo che dice di essere la reincarnazione di Nostradamus, scoprirà dietro un omicidio una storia triste di meschinerie e di imbrogli.






Una parentesi livornese ci porta in una cittadina la cui vita tranquilla questa volta si tinge di giallo. Si aprono le porte di case modeste e signorili, dove Berto raccoglie confidenze, segreti e timori insieme a memorie che il tempo non riesce a cancellare. Un appuntamento in trasferta che vi farà conoscere un personaggio tra i più divertenti creati dallapenna dello scrittore: il commissario Picchio Aristide della Questura di Livorno.


Il tenente Aldobrandi è invitato a prendersi una licenza. Un’occasione per trascorrere dieci giorni con la mamma a Livorno, per riposarsi e per divertirsi in città. È proprio la mamma però che gli chiede di investigare sul timore di una vecchietta, vicina di casa, di venire lentamente avvelenata. Berto si convince che ci sia qualcosa di vero e coinvolge il commissario Picchio Aristide, della Questura centrale. Alla fine le strade seguite dai due investigatori si intersecano. Vecchie storie nate durante la guerra e sotto i bombardamenti termineranno con l’assassinio dei protagonisti, mentre il colpevole morirà in una banale lite con i responsabili del tentato avvelenamento della vecchietta. Il commissario Picchio non avrà la soddisfazione di risolvere il “suo” caso, mentre Berto ritornerà a Casteldisasso con molti ricordi piacevoli.







Sotto ogni divisa batte un cuore e quello di Berto Aldobrandi è particolarmente sensibile al fascino femminile. Quando la femmina è una bellissima modella coinvolta in oscuri maneggi, il carabiniere si trova di fronte ad una difficile scelta. Il sesto racconto vi porta nell’ambiente di pittori e di ritratti.


Il tenente Berto Aldobrandi e il maresciallo Salutini sono preoccupati per la presenza di due cacciatori che spaventano le coppiette che si appartano in auto nel bosco. Anche l’amica Desi riferisce di un tipo sospetto che sale sulla corriera del mattino per la città e che veste un lungo impermeabile chiuso fino al collo. Berto scopre presto che il tipo sospetto dal lungo impermeabile è un pittore naïf ritirato in campagna con la sua bellissima modella, Dora, e con un anziano, inquietante, maggiordomo, per lavorare in tranquillità. L'incontro con Dora, nella villa dove i tre alloggiano, trascina Berto in un inferno di passione . Ben presto, però, la morte del maggiordomo e del pittore gli svelano un retroscena di violenze e di ricatti a cui Dora non è estranea.













Si legge per svago, per interesse, per studio, e un libro offre l’occasione di intrattenersi con la cultura, il divertimento o il mistero. “La ladra di rose” è il primo racconto di una trilogia d’intonazione noir, dove il divertimento si fonde col mistero della scomparsa di un’antica reliquia. Un’equipe di archeologi ne è alla caccia, ma deve fare i conti con la locale autorità rappresentata dal tenente dei carabinieri Alberto Aldobrandi, raro caso di investigatore toscano. La vicenda si svolge nella prima metà degli anni ’70 in un improbabile paesino della Maremma, in quel contesto sempre attuale di glorie e di miserie di cui è intrisa una piccola comunità. Di facile lettura, il racconto trascende presto il carattere poliziesco per entrare nelle piccole storie di paese, nella vita dei personaggi che si raccontano attraverso momenti lieti, a tratti esilaranti, e memorie drammatiche, nascoste nelle pieghe di una esistenza ineccepibile. Consigliato a chi è in cerca di un effimero passatempo e a chi voglia ritrovare se stesso affezionandosi a personaggi reali e surreali, simpatici e dissacranti, burberi e inquietanti, sfogliando le pagine come i petali di una rosa rubata.

Casteldisasso è un paesino disperso nella Maremma ma non manca del Comune, della Chiesa e della Stazione Carabinieri. Il comandante, tenente Alberto Aldobrandi, Berto, vi si trova come destinazione provvisoria, la più duratura, e difatti nel corso degli anni colleziona un buon numero di avventure e di indagini poliziesche, portate a compimento con l’aiuto del fido maresciallo Tito Salutini e della giovane investigatrice dilettante Desi. Ci troviamo all’inizio dell’estate 1973. L'arrivo di una équipe di archeologi porta un po' di scompiglio nel paese, soprattutto perché un geologo viene colpito da un attacco di malaria. La presenza degli universitari romani e dei professori non è una novità: Paolo Bruschi è l'anziano professore, il capo della comitiva, Dina Severini una farmacista e Lele Gallini il geologo. Lele viene affidato alle cure di Elvira, effervescente proprietaria di un negozietto di frutta e verdura, e presto si ristabilisce. Berto si premura di curiosare al campo degli archeologi, dove è testimone di un terribile, nostalgico, ricordo: Lele si sente responsabile del suicidio di una giovane, il grande amore della sua gioventù. Il geologo non sopravvive ad un secondo attacco di febbri e Berto comincia a sospettare. Una visita al cimitero di Portoferraio gli rivela una matassa molto intricata, dove la ricerca di un'antica reliquia è solo uno dei tanti fili ingarbugliati.









Gli ombrelloni non si sono ancora stabilmente aperti in questo strano inizio d’estate, ma noi continuiamo, con la pubblicazione de “Il merlo zoppo”, i racconti della serie “La Tenenza di Casteldisasso” perché la loro compagnia non manchi a chi vorrà eleggersi affezionato lettore. Grandi novità turbano il torpore del paesello: per un normale avvicendamento arrivano due nuovi carabinieri in caserma e soprattutto il nuovo maresciallo che sostituirà Tito, prossimo alla pensione. Però i lettori non dovranno rinunciare alla labronica facondia e alle dissacranti esternazioni del vecchio livornese; gli avvenimenti che si susseguono di buon ritmo cambieranno nuovamente lo scenario per presentarci compatto il gruppetto degli investigatori fino all’ultima pagina dell’ultimo libro. Intanto la ricerca della reliquia si fa più serrata, gli archeologi più agguerriti e l’arrivo di una giovane e bella geologa suscita l’interesse del tenente Aldobrandi, senza però distoglierlo dalla caccia ad un probabile assassino.

L'anno successivo, il 1974, appena la primavera asciuga la terra, gli archeologi ritornano a scavare sulla collina vicino al paese, tra i resti di una rocca fortificata. Cercano un convento, dove si sarebbero rifugiati, 450 anni prima, tre cavalieri che trasportavano una preziosa reliquia. La compagnia si è intanto arricchita della presenza di uno studioso di storia medievale, detto anche l’alchimista per le sue conoscenze esoteriche: Arturo Orsini. Il convento, cioè quel che ne resta, una cappella, viene scoperto vicino a una casa colonica, per caso, da Berto e da Ugo Sandroni, il maresciallo che sostituirà Tito, prossimo alla pensione. Pochi giorni dopo un incendio devasta la casa colonica dove muore un contadino e dalla cappella vengono trafugate quattro piastrelle marmoree. Intanto Desi comincia a frequentare assiduamente uno dei ragazzi della compagnia del professor Bruschi, ma la sfortuna la perseguita.








L'ultimo racconto del terzo volume della saga "La Tenenza di Casteldisasso" è adesso disponibile nelle librerie on line e sul sito dell'Editore Liburni rivista d'Arte, sezione libreria. Si conclude così, tra intrighi, amori e mistero, la trilogia dedicata alla ricerca della reliquia scomparsa; si conclude però con un inganno perché la vera storia verrà svelata trenta anni dopo, quando gli stessi personaggi si troveranno coinvolti, loro malgrado, nell'ultima, pericolosa avventura narrata nel romanzo "Il Cireneo". Come sapete, la divulgazione di questi e-book è affidata alla rete per cui invitiamo tutti gli amici, amanti del giallo, a condividere queste informazioni. Buona lettura.

Passa un altro anno, allo scoccare dell’estate del 1975 puntuali gli archeologi ritornano a scavare attorno alla cappella, determinati a scoprire l'enigma della quattro piastrelle che di certo indica il luogo dove è stata nascosta la reliquia. Tito è sempre presente in caserma a Casteldisasso mentre a Sandroni è stata affidata la Stazione di un vicino paese. Desi, reduce da una dolorosa esperienza, si offre di assistere Berto nelle sue investigazioni, ma intanto il tenente continua a coltivare un amoroso legame con Alessia, una ragazza della compagnia degli archeologi. Quando l'importanza della reliquia si palesa in tutta la sua drammaticità e una storia di vecchi rancori ritorna a galla, toccherà a Berto, ad Arturo e a
Desi inventare una soluzione che accontenti il Bruschi e che impedisca a Elvira di rendersi complice di un delitto. Il racconto conclude la serie, ma molte domande troveranno risposta 
finalmente solo trent’anni dopo, nel romanzo “Il Cireneo”, dove tutti i personaggi, ormai agguerriti vecchietti, non si lasceranno sfuggire l’occasione di affrontare un’ultima, pericolosa avventura.





























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