domenica 25 maggio 2014

Emma l'ape regina

Sandra Rotondo è un'autrice Romana alla sua prima esperienza letteraria. Con Emma l'Ape Regina apre un capitolo nuovo sul mondo del fantasy. Vegana per scelta etica, mette nel suo racconto, ai limiti tra realtà voluta e fantasia, tutto il suo pensiero. Creando così personaggi Api che si trasformano in umani e combattono per noi, affinchè si possa vivere in un mondo migliore. Si apre così una saga letteraria del tutto nuova che coinvolge non solo i sensi, ma anche le nostre coscienze. 


Primo tra tutti i pregi è sicuramente quello dell’originalità. E’ difficile scovare, nel filone della narrativa per adulti, un libro che punti alla sensibilizzazione riguardo all’ambiente, agli animali, alla loro salvaguardia. E’ molto più frequente, infatti, che questo accada nei libri illustrati per bambini. In questo caso, invece, ci ritroviamo di fronte ad un fantasy unico nel suo genere, scritto appositamente con l’intento di docere et movere. Nell’insieme, il libro risulta scorrevole. Ho apprezzato molto le descrizioni, dettagliate al punto da permettere al lettore di avvertire in prima persona il calore di un raggio di sole, l’odore dolce del miele, la delicatezza del petalo di una margherita. Allo stesso modo, sono particolarmente affascinanti le pagine dedicate al flash-back, ossia al racconto della vita con i Sommers. Adeline e Alexandre sono i personaggi più interessanti dell’intero romanzo. Alexandre e Adeline sono uniti, innamorati di un amore duraturo e fedele. Credono nella natura, nel potere della bellezza, nella possibilità che l’uomo ha di salvare il mondo nel quale vive. Li ho adorati da subito e, chiudendo gli occhi, potevo quasi vederli, sulla soglia della loro casetta di campagna, immersi nella luce dorata del pomeriggio. E’ altrettanto degna di nota la presenza delle api, silenziose guardiane poste intorno ai cornicioni delle finestre di Emma. Suscita una particolare tenerezza immaginare il rapporto di solidarietà, quasi di “sorellanza”, che si crea tra la protagonista e questi insetti che, pur essendo importantissimi per il nostro pianeta, sono ben poco amati dall'uomo per via del loro veleno.

La struttura del romanzo richiama da vicino lo schema tradizionale della fiaba, tra protagonisti, antagonisti e aiutanti. Questo aspetto è particolarmente interessante perché dimostra come l’autrice abbia unito narrativa per l’infanzia e per l’età adulta in un unicum atto ad emozionare il lettore, qualunque sia la sua età. Credo che questo romanzo sia sicuramente importante. Dovrebbe essere letto per muovere la sensibilità del pubblico intorno ad argomenti dei quali spesso si parla senza conoscere motivazioni e ragioni profonde. Consiglio questa lettura soprattutto agli appassionati degli animali, della natura e dell’ambiente e a tutti coloro che vogliono concedersi qualche ora serena in compagnia di una scrittrice italiana che, spero, farà presto parlare di sé.


Emma l'ape regina – recensione di Andrea Romeo

I media, quella sottile pellicola attraverso cui interagiamo con la realtà circostante, giocano un ruolo centrale nella vita delle diverse culture umane del globo. Attorno a questa dimensione “anfibia” prendono vita i rituali umani di qualunque natura, siano legati alla sfera del sacro, del profano, della cosiddetta quotidianità etc. Simboli attraverso cui, come in quelle stanze degli specchi che deformano, il mondo e gli enti che lo abitano vengono riflessi, trasformando così i loro corpi, filtrando tali entità attraverso una metamorfosi. Prendono vita fenomeni di ilozoismo, le transmutazioni, le teofanie e, contemporaneamente, osserviamo noi stessi che veniamo così come risucchiati e catapultati al di là dello specchio, di quel limen oltre questo gioco di riflessi, insieme  agli abitanti che si manifestano mediante il gioco di rimandi i quali, riflettendosi a loro volta, si proiettano in forma di oggetti taumaturgici, come accomunati da uno stesso destino, prendendo vita  la mitopoiesi.
Viviamo così perennemente circondati da esseri fiabeschi, immersi nelle leggende, nelle favole, nei racconti, conviviamo con esseri noologici di ogni forma e tipo, buoni e cattivi, realistici e illusori. È su questa pellicola che prendono forma, sia questa sottile membrana sovrastrutturata sulla base di media come il linguaggio verbale, testi scritti o i più recenti media di massa come il cinema o i computer, le nostre conoscenze. Ed è ancora attorno a tali strumenti che si forma e si modella la cultura, e da queste interazioni si sintetizzano le umane società che, a loro volta, modellano la realtà e, da tale connubio, i media e i testi vengono a loro volta definiti in modi inediti. Umano, realtà, media e noosfera, così, mutano reciprocamente attraverso un lavoro continuo che mette in connessione gli umani con le umane rappresentazioni della realtà, con gli enti mitopoietici che ne derivano e con quelli reali in un rapporto mutevole.
Per questo motivo l'arte umana, sia in forma pittorica, di scultura, di letteratura o quant'altro, influenzata dal mito e dalla realtà circostante così come viene vissuta dalla cultura, capta i grandi cambiamenti sociali restituendoli attraverso i confini dei testi e, talvolta, come nel caso degli artisti “veggenti”, arriva perfino ad immaginare scenari possibili prossimi venturi.
La letteratura, dacché è stata “creata”, o anche “confinata”, a partire dalla Modernità, ad un livello esterno rispetto alla conoscenza scientifica, ha sempre più assunto il ruolo di “occhio scrutinatore” della realtà circostante, libera dai vincoli imposti dal linguaggio “oggettivo” della scienza, utilizzando l'homo aestheticus linguaggi sempre più complessi, mischiando diversi stili di scrittura, dalla fiaba al reportage, dalla psicoanalisi alla mitologia, etc. Così i libri che ci hanno accompagnato, e che ci accompagnano, nelle nostre vite di ogni giorno, rappresentano le paure, le fobie, i miti, gli archetipi, i tabù della civiltà in cui nascono, ma anche i sogni, gli obiettivi, le speranze e, talvolta, vi è, in quella compagine di segni connessi come nella polifonia di una orchestra, sepolto, forse, anche un possibile varco e, per di  più, una qualche escatologia.
I testi che maggiormente hanno non soltanto catturato i cambiamenti ed alcuni aspetti della nostra realtà sociale, ma che hanno altresì sviluppato possibili percorsi parlando in termini di umanità, di destino globale, talvolta estremizzando le proprie ambientazioni fino alla creazione di scenari apocalittici, sono di certo quei testi che, solitamente, vengono categorizzati sotto il termine di “fantascienza”. Da quando il Don Chisciotte di Cervantes, confondendo il mito con la realtà, ne ha determinato simultaneamente la scissione inaugurando il romanzo moderno, autori come Jules Verne, Aldous Huxley o George Orwell, passando per il cyberspazio di William Gibson o di Neal Stephenson, fino ai mondi di Philippe Dick, hanno utilizzato i miti umani in modi inediti per raccontare aspetti della realtà umana. Accanto a questi visionari un ruolo determinante viene assunto dal genere Fantasy che, mischiando mito e realtà con forme espressive che miscelano il presente con l'irreale, riesce ad aprire nuove vie, o meglio connessioni, che legano l'umano con la Natura e la magia e, quindi, con i suoi miti. Questo genere, che prende spunto dal mondo delle fiabe e delle favole celtiche, oltre che dalle cosmogonie religiose, prende piede verso la metà del XX secolo grazie ai lavori di John R. R. Tolkien che, non a caso, inaugurano anche quel genere letterario chiamato mitopoietico. Nel suo libro più famoso, The Lord of the Ring, Tolkien usa il linguaggio proprio della fiaba per trattare in realtà temi molto forti e attuali, come ad esempio la guerra nonché la distruzione del pianeta a causa dell'ingordigia umana che, influenzata dalla malignità di Sauron, porta gli hobbit della Contea a costruire delle industrie inquinanti e deleterie per gli abitanti del luogo. Meno famoso, ma certamente non per questo meno valido, Terry Brooks con il suo The Sword of Shannara che, in una ambientazione fantasy molto simile a quella tolkiana, rappresenta un mondo ambientato però in un futuro post nucleare che aveva creato, attraverso mutazioni genetiche, nuove razze umane (elfi, nani, etc.).
Si osserva dunque come il genere fantasy, già dai suoi esordi, ha da subito denunciato quel tipo di attività antropica orientata al guadagno totale che annichilisce gli esseri viventi, che distrugge il pianeta in nome del profitto estremo cercando, al contrario, di evidenziare le connessioni tra umano e il mondo dei fenomeni naturali rappresentati attraverso figure mitologiche, leggendarie, etc. E questo era avvenuto in un periodo storico in cui le istanze dell'ecologia erano ancora alquanto ridicole rispetto ad oggi, mentre l'antispecismo non era che un'utopia. Con gli anni il genere fantasy ha sempre più fatto suoi questi temi. Lo si osserva nei bellissimi lungometraggi di Hayao Miyazaki ad esempio, ma anche in moltissimi romanzi e pellicole cinematografiche recenti che denunciano sempre più la distruzione del pianeta da parte dell'uomo corrotto, spesso rappresentando la Natura, come nelle tradizioni popolari, nelle fiabe, etc. in forma di spiriti o esseri mitopoietici di qualunque natura.
Ma mentre i temi dell'ecologia sono stati trattati massicciamente dagli autori fantasy del passato diventando un tema centrale, quasi rappresentativo, di questo genere, un vero e proprio percorso naturale avendo questi fatto proprio il linguaggio della fiaba, e nonostante avessero in qualche modo lanciato, in modo quasi profetico, messaggi di rispetto anche verso le creature che insieme a noi formano questa teriosfera, l'antropocentrismo era comunque rimasto imperante in queste opere. Soltanto negli ultimi anni si assiste, lentamente, ad una nuova presa di coscienza anche negli artisti che usano il genere fantasy come strumento per comunicare messaggi di un certo tipo, presa di coscienza che pone i non umani su un gradino più alto rispetto al passato e perfino, talvolta, sullo stesso piano dell'essere umano.
 L'urgenza dunque di un mondo diverso che guardi all'altro come individuo e non come oggetto entra oggi in modo preponderante anche nelle umane rappresentazioni, dalla pittura al cinema, dal fumetto alla letteratura etc. E in questo contesto il bellissimo (e coraggioso!) romanzo fantasy di Sandra Rotondo Emma l'ape regina (Albatros) sembra porsi come una vera e propria rottura con la “tradizione” di questo genere, compiendo un cambiamento epistemico. Protagonisti di questo mondo sono adesso gli animali non umani, non gli umani. Anzi, meglio ancora, al centro vi è il totalmente altro per eccellenza: l'insetto. Le nostre amiche api dovranno salvare il mondo dalla distruzione del pianeta a causa di questo essere così meraviglioso e terrificante contemporaneamente: l'uomo. In questo testo che odora di “nettare” e di fiori, che stimola tutti i sensi quasi a voler tirar fuori la nostra animalità rinnegata, prendono vita le avventure di questi esseri ibridi, a metà tra insetti e umani che, come media tra il mondo degli uomini e quello della Madre Terra, in una ambientazione che si muove tra reale e irreale, tra tecnologia e ritorno agli istinti primordiali in un mondo intriso di magia, obiettivo risulta essere la salvezza del pianeta. Questi semi-dei acquisiscono la propria forza dalla Natura che è, a sua volta, la regina assoluta di questo mondo. Ai protagonisti viene dunque affidato il delicato compito di custodire l'equilibrio della biosfera, nonché di vestire i panni di guardiani che tutelano tutti gli esseri che vivono nel mondo. Guardiani e custodi contemporaneamente, in una ambientazione che oscilla tra il mondo degli umani e quello dei non-umani, come se fossero un tutt'uno, una teriosfera inscindibile.
È in corso una guerra nel nostro mondo, e il destino è nelle mani della bellissima Emma, l'eroina di questa storia, metà umana e metà ape. L'eroina divisa tra il suo aspetto animale e quello umano dovrà lottare per il bene di tutti gli esseri viventi del pianeta.
La chiave di lettura di questo testo, il luogo ove si compie il cambiamento, è in una frase che porta con sé il segno di un passaggio epocale nella nostra cultura e civiltà, i principi di una nuova presa di coscienza:

“Libertà, uguaglianza, fratellanza... questi dovevano essere i termini che avrebbero dovuto unire tutti gli esseri viventi sulla Madre Terra. Nessuno è superiore, nessuno è inferiore. Uguali diritti, stesso rispetto”.

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